Agentic AI: quando la tecnologia diventa un compagno di lavoro

L’AI non è più soltanto un assistente, ma sta diventando un collega capace di agire in autonomia. Questa trasformazione richiede nuove strategie di fiducia, supervisione e governance per integrare responsabilmente l’AI nel lavoro quotidiano.
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L’AI non è più solo uno strumento, ma sta diventando un collega. Le organizzazioni devono adattare il proprio modo di pensare e mantenere un’attenta supervisione per prosperare nell’era della collaborazione uomo-AI, spiega Neil Gladstone, AI & Practice Director di Sopra Steria UK.  

Per decenni, l’intelligenza artificiale (AI) è stata considerata uno strumento, avanzato e potente, ma pur sempre uno strumento. È stata progettata per assistere, automatizzare e ottimizzare, semplificando la vita delle persone e rendendo le aziende più efficienti. Sono passati solo pochi anni da quando la Generative AI (GenAI) ha suscitato entusiasmo, e anche preoccupazioni, in diversi settori. Tuttavia, oggi ci troviamo sull’orlo di un’altra trasformazione epocale: l’AI sta evolvendo oltre l’assistenza passiva, diventando un agentic coworker, un collega in grado di prendere decisioni in autonomia.  
Questa evoluzione non mette in discussione soltanto la tecnologia, ma anche il nostro approccio mentale. Come ridefiniamo il ruolo dell’AI nelle organizzazioni e nella vita quotidiana? Cosa significa davvero collaborare con l’AI, invece di limitarci ad utilizzarla? E come possiamo prepararci ai profondi cambiamenti che tutto ciò comporta? 

Oggi la maggior parte dei sistemi di AI funziona come assistente sofisticato: fornisce raccomandazioni, esegue compiti predefiniti e aumenta la produttività. Tuttavia, un vero agentic AI possiede la capacità di: 

  • definire i propri obiettivi all’interno di un framework stabilito;
  • imparare e adattarsi oltre la programmazione iniziale;
  • prendere iniziative senza bisogno di un input umano; 
  • collaborare dinamicamente con gli esseri umani; 
  • prendere decisioni ed eseguire azioni per conto dell’utente.  

Mentre la GenAI produce output basati sui prompt degli utenti, l’agentic AI svolge compiti autonomi. Per esempio, la GenAI può scrivere un’e-mail, disegnare un’immagine o riassumere un testo. Al contrario, un agentic AI sarà in grado di trovare, prenotare e persino pagare un volo al posto dell’utente.  
Questo segna una rottura fondamentale rispetto ai modelli tradizionali di AI. Invece di essere reattiva, l’agentic AI è proattiva. Non richiede una supervisione umana costante, ma diventa un collaboratore affidabile.  

Il cambio di mentalità: fidarsi dell’AI come collega  

Sebbene la tecnologia sia molto recente, e in alcuni ambiti ancora immatura, la sfida più grande nell’adozione dell’agentic AI non è tecnologica, ma psicologica, culturale, etica e ambientale. Per anni siamo stati abituati a considerare l’AI come uno strumento che obbedisce ai comandi, non come un’entità capace di partecipare ai processi decisionali. Ma come possiamo fidarci dell’AI sapendo che, per quanto potente, non è sempre accurata? Tutto si riduce ad avere la giusta supervisione umana.  

La necessità di controlli ed equilibri 

Gli esseri umani che interagiscono con soluzioni di agentic AI dovranno assumere un ruolo più vicino a quello di supervisori, verificando i risultati e i KPI raggiunti dal sistema, oltre a rivedere i metodi utilizzati per conseguire tali obiettivi. Un approccio simile a quello che adotterebbero con i dipendenti. Sulla base di queste valutazioni, sarà poi possibile fornire feedback ai sistemi di intelligenza artificiale, in modo da migliorarne le prestazioni e garantire che operino entro i medesimi confini di un essere umano dotato di buon senso e di senso morale. Questo è inoltre fondamentale per assicurare che venga sempre mantenuto un approccio etico e responsabile. 
Ad esempio, in Sopra Steria abbiamo implementato un comitato di governance dell’AI, con l’obiettivo di garantire che i casi d’uso proposti vengano valutati adeguatamente da esperti con le giuste competenze, sia dal punto di vista della protezione dei dati, che da quello legale, del rischio e dell’etica. 

Il futuro è adesso 

La vera intelligenza artificiale agentica non è più una visione lontana: sta emergendo già oggi. Man mano che l’AI si trasforma da semplice strumento a collaboratore, anche la nostra mentalità deve evolvere di conseguenza. Le organizzazioni e gli individui che abbracceranno questo cambiamento con apertura mentale e strategie di supervisione umana adattiva saranno i più pronti a prosperare nell’era dell’intelligenza collaborativa. 


 

Contenuto originale pubblicato il 19 Maggio 2025: From tool to coworker: what true agentic AI means for your organisation.

 

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