La Digital Transformation non è solo una corsa al rinnovamento del parco tecnologico

di Federico Rinaldi - Project Manager
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I progetti di Digital Trasformation troppo spesso vengono intesi unicamente come progetti declinati al "rinnovamento" del parco tecnologico, con il fine unico di sostituire sistemi obsoleti con nuovi prodotti e nuove tecnologie. Tuttavia, questo comporta in alcuni casi non solo un aumento della complessità delle mappe applicative, ma anche il raggiungimento del risultato opposto: i processi si ramificano e complicano ulteriormente invece di evolvere verso l’ottimizzazione.

Indubbiamente la Digital Trasformation comporta un insieme di cambiamenti di natura tecnologica, spesso necessari. Tali cambiamenti dovrebbero però essere affrontati e realizzati solo dopo aver analizzato e sondato il cambiamento culturale, organizzativo e manageriale che rende le aziende efficaci e vincenti nel nuovo paradigma.

E’ su tali cambiamenti che le aziende devono affrontare, oggi, uno sforzo “maggiore”, sforzo inteso come risposta immediata per cogliere opportunità, modificare modelli di business, fare innovazione continua e soprattutto produrre valore.

E’ questo valore che va posto al centro dell’attenzione essendo uno dei principali driver a fare la differenza. Precisione, velocità, rapidità di adattamento sono gli elementi di base che caratterizzano l’eccellenza operativa necessaria a realizzare tale valore, attraverso piccoli e grandi cambiamenti, abilità nell'intuire circostanze che emergono da indicatori di mercato, analisi dei dati e sperimentazione.

Il mercato richiede capacità nel riconfigurare velocemente struttura, strategia, processi, competenze, tecnologie e ruoli per integrare tutta la filiera end to end nella produzione di valore.

Ma la riconfigurazione passa dall'aggiornamento delle policy e dei processi aziendali esistenti, aggiornamento che rappresenta la primissima sfida per le attività di trasformazione digitale che le aziende devono affrontare.

Qual è il primo passo da intraprendere?

Il primo step è rappresentato dall’adozione di una innovativa strategia finalizzata al miglioramento dei flussi di lavoro, troppo spesso basati su processi obsoleti che costituiscono un primo freno alle iniziative di trasformazione digitale.

Quali metodologie possono essere applicate per l’analisi e il miglioramento dei processi?

Nel corso della mia esperienza professionale ho potuto osservare i vantaggi apportati dall’applicazione di due metodologie, differenti tra loro ma orientate allo stesso risultato:

il Process Mining, caratterizzato dall’utilizzo di metodologie innovative basate sull’analisi dei dati e il Business Process Management, certamente più tradizionale.

A partire dai dati a disposizione, la tecnica del Process Mining permette di analizzare nel dettaglio i processi aziendali per come si svolgono nella realtà quotidiana, con l’obiettivo primario di mapparli, e successivamente sottoporli a “lente d’ingrandimento” per scoprirne punti di forza/debolezza e scostamenti rispetto ai processi standard codificati per policy.

Tale metodologia richiede che l’organizzazione abbia già raggiunto un buon livello tecnologico in quanto necessita dei dati di log provenienti dai sistemi informativi aziendali. Accedendo a tali dati, anche molto eterogenei tra loro, le piattaforme di Process Mining hanno la capacità di ricostruire i pattern che contraddistinguono il funzionamento di intere filiere.

L’alternativa è rappresentata dal Business Process Management che può essere affrontato con due approcci diversi. In un primo caso tramite l’analisi critica dei processi di business dell’organizzazione con lo scopo di riprogettare i processi esistenti, cercando di traguardare e ottenere un miglioramento sostanziale delle prestazioni. In alternativa tramite l’analisi dei processi associata a un’azione di miglioramento incrementale e continuo nel tempo relazionata ai mutamenti dell’ambiente esterno.

Quale che sia la scelta che si vuole perseguire a livello metodologico è dunque fondamentale che un’azienda si predisponga a valutare il proprio grado di maturità digitale, avendo contestualmente evidenza di criticità, aree di perfezionamento e potenzialità. Questo il punto di partenza per la definizione di un piano strategico e operativo volto a intraprendere il percorso verso la trasformazione digitale.

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