International Student Challenge: il team finalista per l'Italia racconta "ReViva"

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Quando talento, passione e tecnologia si incontrano, nascono idee capaci di cambiare il mondo. È il caso di ReViva, il progetto sviluppato da un gruppo di studenti – provenienti dall’Università Cattolica di Milano, dall’Università di Bologna e dall’Università di Pavia – finaliste/i per l’Italia (e medaglia di bronzo alla finale internazionale) dell’International Student Challenge di Sopra Steria: Sofia Cazzola, Valentina Shvetsova, Alisa Kozlova, Camilla Lapi, Arseniy Kirykouski, Maksim Okulov.

La loro missione? Rendere la riabilitazione post-ictus più accessibile ed efficace grazie all’Intelligenza Artificiale.

ReViva è un’app innovativa che offre piani di riabilitazione personalizzati, feedback in tempo reale e monitoraggio dei progressi, permettendo ai pazienti di recuperare comodamente da casa. Un supporto prezioso anche per i medici, che possono seguire i pazienti da remoto, e per i pazienti stessi, grazie a funzionalità motivazionali che li aiutano a mantenere costante l’impegno nel percorso di recupero.

Dietro a questa visione c’è un team affiatato e multidisciplinare, che unisce competenze in AI, scienze mediche ed economia. Scopriamo di più sulla loro storia.

Come vi siete conosciuti/e?

«Ci siamo conosciuti/e circa 5 mesi fa durante un hackathon, senza aver mai interagito prima. Abbiamo avuto circa 24 ore per iniziare a collaborare a un progetto, e si è rivelata un’esperienza straordinaria. Sin da subito abbiamo instaurato un ottimo rapporto, formando un team affiatato e determinato a portare avanti il nostro progetto, ReViva.

Curiosamente, due di noi sono italiane, mentre gli/le altri/e quattro provengono da Russia e Bielorussia, il che ci ha dato anche l’opportunità di scoprire e apprezzare nuove culture».

Come è nata l'idea di ReViva?

«Volevamo risolvere un problema significativo che molte persone affrontano nella vita quotidiana. Abbiamo scelto di concentrarci su una delle sfide più grandi della società di oggi: l’ictus. Abbiamo pensato a come avremmo potuto migliorare la vita di chi sopravvive a un ictus ed è così che è nato il progetto ReViva.

Un altro aspetto chiave riguarda i vincoli di budget: la mancanza di fondi per la riabilitazione è, infatti, un problema enorme. Senza un supporto adeguato, molte persone non riescono a recuperare completamente, e le statistiche sono allarmanti: basti pensare che l’ictus è la seconda causa di morte nel mondo».

In che modo il vostro progetto è legato ai vostri percorsi di studio?

«Io (Camilla, N.d.A.) e Sofia abbiamo un background in economia e governance, quindi ci occupiamo della parte economica del progetto. Inoltre, il mio master è incentrato su tecnologia e innovazione, e volevo combinare le mie conoscenze economiche con l’uso di nuove tecnologie, come l’AI, per migliorare la vita delle persone.

Alisa è una studentessa di biologia e porta al progetto il suo background scientifico, in particolare sui dati medici. In particolare, si occupa di biologia molecolare, mantenendo sempre un forte interesse per le sfide in campo sanitario.

Infine, Maksim, Valentina e Arseniy stanno concentrando i loro studi sulle tecnologie emergenti e, in particolare, sull'AI. Si occupano, quindi, degli aspetti tecnologici di ReViva.

La diversità del nostro team è uno dei nostri maggiori punti di forza: ci completiamo a vicenda e questo ci rende un team più coeso».

Qual è l'aspetto di ReViva che vi rende più orgogliosi/e?

«Siamo felici di offrire un aiuto concreto a chi ne ha bisogno. Uno dei nostri obiettivi principali è restituire maggiore tranquillità ai/alle pazienti che spesso si sentono isolati/e e non hanno accesso all’assistenza necessaria. ReViva, infatti, non è solo una soluzione personalizzata, ma è anche facilmente accessibile. Dai dati analizzati, abbiamo dedotto che molte persone non possono permettersi la riabilitazione, sia per ragioni economiche che logistiche. Inoltre, chi sopravvive a un ictus spesso si sente dipendente dagli altri. Con ReViva, vogliamo aiutare i/le sopravvissuti/e a riconquistare la loro indipendenza, migliorare la loro qualità di vita e ridurre il rischio di un secondo ictus. Il nostro progetto nasce da esperienze reali e mira a generare un impatto positivo sulla società».

Da quanto tempo lavorate insieme e quando avete iniziato a progettare ReViva?

«Abbiamo iniziato a sviluppare ReViva a novembre, che è stato anche il momento in cui ci siamo conosciuti/e. Da allora stiamo lavorando al progetto. Siamo ancora agli inizi, ma crediamo profondamente nel potenziale di ReViva e nel valore che può portare alle persone. Non vediamo l'ora di vedere dove ci porterà questo viaggio!».

 


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